Il blog di
Piero Chiappano


Ispirato a una canzone di Bruce Springsteen, Land of Hope and Dreams, questo spazio sostiene che sono la speranza e i sogni a guidare le azioni degli uomini. Chi dice che siano i soldi ha solamente vissuto male una sconfitta.
Questo spazio è dedicato al mondo del lavoro, di cui approfondisce limiti, potenzialità, contraddizioni e utilizza come chiave di lettura la musica, che diventa metafora di accesso all'autoformazione e alla consapevolezza di sé.

Land of Hope and Dreams

"This train carries saints and sinners, this train carries loosers and winners,
this train carries whores and gamblers, this train carries lost souls..."

Bruce Springsteen - Land of Hope and Dreams (2001)

giovedì 8 novembre 2012

Springsteen & Obama - Una chitarra per due


Ladies and Gentlemen, ecco a voi un bell’esemplare di Takamine EF350MCS, una chitarra elettroacustica di produzione giapponese. La combinazione dei suoi legni, abete e acero, le permette di esibire un timbro chiaro e squillante, in grado di bucare le frequenze di un’orchestra d’archi e di emergere dal mixer in ogni situazione…
Ehi, un momento, ma cosa sta succedendo appena dietro? La chitarra non è appesa a un collo qualunque. Protegge infatti la “voce” del rock per antonomasia, quella di Bruce Springsteen, che a sua volta sta abbracciando fraternamente il riconfermato presidente degli Stati Uniti, Barack Obama (la foto in realtà è stata scattata pochi giorni prima della rielezione). Qui importa il fatto che siamo di fronte a due talenti puri della comunicazione, nel senso che è evidente per chiunque (anche ai loro detrattori) che questi signori sanno farsi ascoltare senza alzare i toni, accompagnando i contenuti con elementi paraverbali e non verbali assolutamente coerenti. E fin qui, dal punto di vista di chi osserva i processi comunicazionali, siamo nel regno dell’ovvio, nel senso che Springsteen e Obama non sono i soli a comportarsi così, ma probabilmente oggi sono i più bravi in circolazione.
E qui sta il punto: perché?
A mio parere Springsteen e Obama  sono utili per demolire tutte quelle fantastiche prospettive di formazione mordi-e-fuggi che fanno leva sul ricalco e sullo studio pseudoscientifico del comportamento. Innanzitutto perché nella loro comunicazione il puro messaggio è pregnante, archetipale (etica laica della compassione, accoglienza, speranza, guardare avanti, We Shall Overcome) e tutt’altro che secondario, in secondo luogo perché le canzoni dell’uno e i discorsi dell’altro sono costruiti secondo le più rigorose leggi del rispettivo mestiere (leggi che si imparano con un’assidua pratica e al prezzo di tante ingenuità e passi falsi). Questi due elementi, messaggio e costruzione del messaggio, sorretti dal carisma e dal physique du rôle, conquistano l’eccellenza in termini di estetica e di efficacia.


In definitiva, non si diventa bravi comunicatori solo studiando comunicazione e men che meno facendolo in quegli ambienti dove ai contenuti si assegna un’importanza marginale.
Ecco i miei consigli.
Per prima cosa bisogna imparare bene il proprio mestiere, cioè bisogna essere competenti in quello che si fa, senza pensare di affidare alla cosmesi dell’affabulazione il vuoto pneumatico dell’espressione.
Poi bisogna chiedersi quale valore aggiunto una buona comunicazione può portare alla propria mission, vale a dire cogliere il discrimine tra comunicazione intesa come parte integrante e necessaria del lavoro e comunicazione intesa come self marketing.
Infine bisogna imparare a fare i conti col sano piacere misto al senso di sfida che si vive davanti a un pubblico che riceve in presa diretta il nostro messaggio.
Questo terzo aspetto, decisamente psicologico, è particolarmente delicato ed è spesso la cartina di tornasole di un evento di comunicazione perché implica un costante e forte senso di autoanalisi e autocensura onde evitare che un’occasione propizia per lasciare il segno trascenda in un’esibizione di dissociazione narcisistica. Bisogna inoltre stare attenti a non scambiare una vittoria in un contraddittorio o una performance particolarmente applaudita per un successo assoluto: la comunicazione è realmente vincente solo quando protrae i suoi effetti sul lungo periodo. In tutti gli altri casi si tratta solo di manipolazione.