Il blog di
Piero Chiappano


Ispirato a una canzone di Bruce Springsteen, Land of Hope and Dreams, questo spazio sostiene che sono la speranza e i sogni a guidare le azioni degli uomini. Chi dice che siano i soldi ha solamente vissuto male una sconfitta.
Questo spazio è dedicato al mondo del lavoro, di cui approfondisce limiti, potenzialità, contraddizioni e utilizza come chiave di lettura la musica, che diventa metafora di accesso all'autoformazione e alla consapevolezza di sé.

Land of Hope and Dreams

"This train carries saints and sinners, this train carries loosers and winners,
this train carries whores and gamblers, this train carries lost souls..."

Bruce Springsteen - Land of Hope and Dreams (2001)

lunedì 14 aprile 2014

Who are You - Chi sono io?

Sono rimasto molto colpito dall’omelia che il Papa ha tenuto in San Pietro nella Domenica delle Palme. Ha parlato a braccio per pochi minuti caricando il discorso di una drammatica semplicità che non lascia scampo neanche all’ascoltatore più distratto. Intervenuto dopo la lettura della Passione secondo il Vangelo di Matteo, Papa Francesco ha ripreso tutti i protagonisti della vicenda, assolutizzando il primo pronome personale e chiedendo ogni volta “Chi sono io?”. Ne è risultato un esame di coscienza personale in cui si incarna il senso della vita. Tutti i protagonisti della Passione sono stati eretti a simbolo di altrettanti comportamenti umani, laddove l’uomo contemporaneo è chiamato a descrivere chi ha scelto di essere. Non c’è scampo, non ci sono mezze misure: tutti almeno una volta nella vita siamo stati qualcuno di loro, e lo siamo stati volontariamente, per sola, esclusiva nostra responsabilità. Ecco un estratto dell’omelia:

“Chi sono io davanti a Gesù che soffre? Abbiamo sentito tanti nomi, tanti nomi, il gruppo dei dirigenti, alcuni sacerdoti,alcuni farisei, maestri della legge che avevano deciso di ucciderlo, aspettavano l’opportunità di prenderlo. Sono io cme uno di loro? Anche abbiamo sentito un altro nome, Giuda, trenta monete, sono io come Giuda? Abbiamo sentito altri nomi, discepoli che non capivano niente, che si addormentavano mentre il signore soffriva. La mia vita è addormentata? O sono come i discepoli, che non capivano cosa fosse tradire Gesù? O come quell’altro discepolo che voleva risolvere tutto con la spada? Sono io come loro? Sono io come Giuda che fa finta di amare e bacia il maestro per consegnarlo? Per tradirlo? Sono io traditore? Sono io come quei dirigenti che di fretta fanno il tribunale e cercano falsi testimoni? Sono io come loro? E quando faccio queste cose, se io le faccio, credo che con questo salvo il popolo? Sono io come Pilato che quando vedo che la situazione è difficile me ne lavo le mani? E non so assumere la mia responsabilità e lascio condannare o condanno io le persone?... Sono io come questi dirigenti che il giorno seguente andati da Pilato per dire ‘ma guardi che questo diceva che resusciterebbe, ma che non venga un altro inganno’ e bloccano la vita, bloccano il sepolcro, per difendere la dottrina, perché la vita non venga fuori? Dov’è il mio cuore, a quale di queste persone assomiglio?”


Non voglio aggiungere nulla al richiamo, in sé perfetto, in cui ognuno può rintracciare per metafora situazioni che sul lavoro almeno una vota ha vissuto. Mi limito a ricordare una canzone degli Who del 1978, Who Are You, dove il protagonista, in palese crisi di identità a causa di una vita dominata dagli eccessi, continua a chiedersi ossessivamente “Chi sei tu?”. Ad un certo punto Roger Daltrey canta queste parole:

So che c’è un posto dove cammini
Dove l’amore scende dagli alberi
Mi sento bene solamente in ginocchio
Il mio cuore è come una tazza rotta
Ho sputato come un buco della fognatura
Eppure ancora ricevo il tuo bacio
Come posso essere all’altezza di qualcuno
Dopo un amore come questo?

Roger Daltrey e Pete Townshend (The Who) in una recente esibizione

E la mente corre ai protagonisti positivi della Passione: dalle donne coraggiose che soffrivano in silenzio a Simone di Cirene, a Giuseppe di Arimatea e a tutto quello che è successo dopo per opera di chi ha fatto della dignità umana una questione capitale.

giovedì 3 aprile 2014

Rolling Stones - Gimme Shelter: al riparo dal Job Act

Uno dei motivi per cui un gruppo rock rimane nella storia è perché ha trovato la chiave per scrivere canzoni che trascendono la fugacità dell’occasione commerciale. Uno di questi sono i Rolling Stones.
Mi sembra utile di festeggiare il loro imminente sbarco in Italia ricordando una canzone del 1969: Gimme Shelter.
Uno dei loro brani più noti, ma soprattutto uno dei brani di maggior levatura artistica. La canzone parte con un riff di chitarra elettrica che fa da preludio a un crescendo musicale in cui la potenza del rock mostra le sue venature più raffinate. Ma ciò che rende Gimme Shelter una canzone immortale è anche il suo messaggio. Questa canzone parla di uno stato d’animo molto attuale: l’insicurezza. È una riflessione amara sulla condizione umana:

Oh, una tempesta sta minacciando
proprio la mia vita
Se non trovo rifugio, oh sì svanirò

Keith Richards con una splendida Fender Stratocaster "Mary Kaye" (1956)
Keith Richards nella sua autobiografia racconta di averla scritta in seguito a un pretesto totalmente casuale: in difficoltà personale con la sua fidanzata, solo in casa, gli capita di osservare dalla finestra l’arrivo di un gran temporale e di vedere la gente in strada correre alla ricerca di un riparo. Un senso di fragilità lo pervade e la sovrapposizione tra una condizione psicologica e una fisica lo conduce all’ispirazione verso un testo in cui la guerra, icona suprema di ogni stato di disagio fatale, diventa la domina capricciosa delle nostre vite.
I tempi attuali riportano l’insicurezza a una cifra più semplice e quotidiana: la precarietà.
Il recente Job Act del governo Renzi alla fine non ha fatto altro che istituzionalizzare il precariato e dietro una comprensibile mossa di propaganda politica ci vedo purtroppo una scarsa conoscenza delle dinamiche aziendali. Da ora le aziende potranno assumere a tempo determinato fino a 36 mesi senza causale. Il che significa che un impiegato nell’arco di 3 anni può essere riassunto 8 volte dalla stessa azienda con un contratto di 4 mesi (hai voglia a trovare una banca che gli faccia sottoscrivere un mutuo!).
La cosa drammatica è che ad approfittarne realmente non saranno le aziende in crisi (che da sempre assumono solo quando sono sicure di essere competitive sui loro mercati), ma quelle che più o meno funzionano, le quali utilizzeranno questa leva per spingere l’acceleratore sul ricatto occupazionale e fare profitto sul controllo dei costi: questa riforma infatti permetterà di tenere i salari sempre al minimo contrattuale, perché il “premio” non sarà più la carriera, ma il rinnovo di uno striminzito pezzo di carta.
Molti amministratori delegati vivranno nell’euforia del taglio dei costi del personale, ma anche questa pseudo-soddisfazione sarà a termine, perché prima o poi l’assenza di competenza e di motivazione si ritorcerà contro i furbetti dai braccini corti.
E qui ritorno alla modernità di Gimme Shelter, che ci fa riflettere su come sia il sistema sociale – l’uomo stesso e le sue scelte – a coltivare l’insicurezza, a vivificarla come un lievito miope. Insicuri negli affetti, insicuri nelle tasche, poveri uomini contemporanei, orfani di un progetto e di una morale condivisa. I Rolling Stones propongono una ricetta semplice:

L'amore, sorella,
è lontano solo un bacio

Ma è solo una canzone, vorrete mica prenderla sul serio?