Il blog di
Piero Chiappano


Ispirato a una canzone di Bruce Springsteen, Land of Hope and Dreams, questo spazio sostiene che sono la speranza e i sogni a guidare le azioni degli uomini. Chi dice che siano i soldi ha solamente vissuto male una sconfitta.
Questo spazio è dedicato al mondo del lavoro, di cui approfondisce limiti, potenzialità, contraddizioni e utilizza come chiave di lettura la musica, che diventa metafora di accesso all'autoformazione e alla consapevolezza di sé.

Land of Hope and Dreams

"This train carries saints and sinners, this train carries loosers and winners,
this train carries whores and gamblers, this train carries lost souls..."

Bruce Springsteen - Land of Hope and Dreams (2001)

giovedì 18 dicembre 2014

Kirby Ferguson – Da dove viene la creatività?

Su TED TV mi sono imbattuto in una conference di Kirby Ferguson, un giovane americano esperto in media technology che porta avanti un’idea secondo la quale il processo creativo non sia patrocinato da fattori puramente ispirativi, bensì determinato dal convergere di tre fattori:

COPIARE, TRASFORMARE, COMBINARE.

Per illustrare la sua teoria, Ferguson si avvale di numerosi esempi tratti dalla musica folk. In particolare svela come Bob Dylan, il suo mentore Woody Guthrie e i vecchi bluesman considerassero normale e perfettamente lecito utilizzare del materiale musicale e testuale preesistente per presentarlo secondo una veste aggiornata e rimodellata. In pratica non si tratterebbe di commettere un plagio bello e buono (per quello fanno scuola i Led Zeppelin che nei primi album riproducevano intere sequenze mutuate da altri senza denunciarne le fonti), ma di una “rimasticazione” che si avvale anche di apporti originali.
Procedendo di questo passo si arriva, in tempi più recenti, al remix, tecnica secondo la quale dalla combinazione di prodotti media già esistenti se ne crea uno nuovo (un esempio molto noto è costituito da All Summer Long di Kid Rock, canzone nata grazie al cospicuo apporto di Werewolves in London di Warren Zevon e di Sweet Home Alabama dei Lynyrd Skynyrd).

Kirby Ferguson

È un po’ la storia che si può constatare nell’evoluzione dei personal computer e degli smartphone con il conseguente successo planetario di Steve Jobs, dove il prodotto effettivamente acquistato proviene dalla sapiente combinazione di brevetti precedenti. Così come analogamente meritano di essere ricordate le italiche intuizioni di Adriano Olivetti a proposito delle sue macchine per scrivere.
Quello che vuole sottolineare Ferguson è che la cosiddetta proprietà intellettuale, tutelata dalle legislazioni di tutto il mondo, a ben indagare sarebbe molto difficile da dimostrare in quanto a genuinità, proprio perché il mondo è da sempre interconnesso e gli scambi di concetti viaggiano molto più rapidamente della nostra consapevolezza in merito. Eliminare la tutela, che fondamentalmente esiste per scopi commerciali, permetterebbe la promozione libera e agile di tutte quelle idee che effettivamente sono in grado di incidere sul bene comune, creando un meccanismo di selezione naturale favorevole a ciò che effettivamente aiuta a stare meglio.
La questione è tanto complessa quanto utopica e forse bisognerebbe distinguere con intelligenza gli ambiti di applicazione (se, ad esempio, si toglie la proprietà intellettuale agli autori impegnati in vari rami artistici,di cosa potrebbero mai vivere queste persone spesso benemerite?), sicuramente però la riflessione stimolata da Ferguson è tutt’altro che banale perché la sua soluzione contribuirebbe a migliorare la qualità della vita (si pensi al prezzo di molti farmaci salvavita di cui poche multinazionali sono monopoliste, detenendone i brevetti), riducendone i costi. Riporto le bellissime ultime parole dell’intervento di Kirby Ferguson:


La nostra creatività viene dall’esterno, non dall’interno. Non ci facciamo da soli. Dipendiamo l’uno dall’altro, e ammetterlo non vuol dire abbracciare la mediocrità e il copiare. È una liberazione dalle idee sbagliate, e un incentivo a non aspettarsi troppo da noi stessi e semplicemente cominciare.

martedì 9 dicembre 2014

Mario Venuti – I capolavori di Beethoven

Ho ascoltato una bella canzone. Si chiama I capolavori di Beethoven ed è tratta da Il tramonto dell’Occidente, l’album di Mario Venuti datato 2014 (stesso titolo del profetico e discusso libro del filosofo tedesco Oswald Spengler, 1918).
La canzone, un po’ come tutto l’album vuole significare, racconta di una civiltà che sta consumando le ultime briciole del suo valore. Giunto alla fine di un ciclo, questo Occidente carico di egotica arroganza si trova a fare i conti con una condizione inattesa e mai valutata: quella di aver perso la propria centralità nel determinare gli equilibri mondiali e di essere diventato appendice di un nuovo asse non ancora ben identificabile.

Mario Venuti
Colpi di coda, rantoli, sfruttamenti dell’ultimo minuto si susseguono a ritmo sempre più vorticoso, con gli abitanti costretti a viaggiare su una trottola che sembra accelerare i rivolgimenti terrestri. Il centro si fa periferia, il Sud diventa Nord e l’Est dilaga nell’Ovest. L’economia mondiale segue regole autoreferenziali, logiche iperboliche e traiettorie  oblique, indifferente ai bisogni della terra e alla sostenibilità etica. Le guerre preventive ammantano di falsità il senso morale e la consolazione di poter “consumare” prodotti superflui diventa la massima aspirazione di chi ancora può definirsi benestante. La scusa della globalizzazione offre il destro all’imbarbarimento culturale nel nome della vittoria del più furbo o del più appariscente. Si vive per il presente, eredi di una storia che nessuno conosce più, di testimonianze artistiche che annoiano e non si capiscono, di un futuro che non si vuole immaginare.
Beh, in tutto questo po’ po’ di disgrazie e di babeliche confusioni ecco una considerazione che sa di speranza:  

…I capolavori di Beethoven
non erano l'ardore dei vent'anni
non erano il segnale del divino
ma il primo dono della sordità.

Proprio così, se la sordità di Beethoven, sventurata malattia preludio alla sua maturità anagrafica, non gli ha impedito di scrivere capolavori quali la Sinfonia n. 9, la sonata in Do minore Op. 111 e le Variazioni Diabelli, ecco che la stessa sordità può essere impiegata per metaforizzare la nostra condizione attuale. Ci sentiamo tutti, a vario titolo, impediti nell’espressione e nell’espansione delle nostre possibilità. Ma proprio questa privazione di libertà o negazione di senso, spiega Venuti, può stimolare la creatività e quindi la ricerca di una redenzione che ci elevi dalla miseria (non solo culturale) in cui ci siamo cacciati:

il ritorno inatteso della povertà
ci insegni
finalmente
l'idea dell' abbastanza

E che questo “abbastanza” si lasci sondare, approfondire, penetrare fino a mostrarsi denso di sfumature che ci arricchiscono a dismisura.

La canzone si giova del prezioso contributo vocale di Franco Battiato, persona avvezza alla gestione di tematiche sottili, e qua e là si diverte a seminare note della Patetica del maestro di Bonn, che molti riconosceranno all’istante.

lunedì 1 dicembre 2014

Professione personal trainer – Piero Chiappano – 2014

In questi giorni è in distribuzione nelle migliori librerie il mio libro Professione personal trainer. Strategie imprenditoriali per trasformare una passione in professione, pubblicato dalla FrancoAngeli (Milano, dicembre 2014),  la casa editrice leader nella saggistica manageriale in Italia.
Il libro raccoglie le mie pluriennali riflessioni su una professione emergente e remunerativa nell’era dei servizi e passa in rassegna molti temi affrontati nella mia attività di formatore. Lavorando ufficialmente nel settore del fitness dal 2002, ho infatti avuto modo di osservare e di confrontarmi direttamente con l’evoluzione di questo mercato, oggi più vicino al leisure che non alla pratica sportiva.


Il libro comincia con una disamina (anche provocatoria) dei luoghi comuni legati alla professione del personal trainer, per poi virare verso i temi centrali a cui saranno dedicati altrettanti capitoli: la strategia d’impresa, la soddisfazione del cliente, lo sviluppo personale. Si tratta di dimensioni chiave per il successo, che spesso però vengono considerate solo in corso d’opera e non predisposte in partenza nella cassetta degli attrezzi del professionista.
In queste pagine cerco di sensibilizzare alla disciplina, alla sistematicità e al realismo nel considerare il contesto di riferimento: fatto di clienti sempre più esigenti e abituati ad acquistare non più semplici beni o servizi, ma soluzioni che semplifichino e migliorino in modo significativo la loro vita.
Chi legge affronta una cavalcata negli strumenti più noti della strategia e del marketing, nelle considerazioni legate all’experience economy, nella disamina di  una griglia di competenze manageriali predisposta ad hoc. Per arrivare poi ad elementi di gestione del tempo e di organizzazione dell’agenda, e per concludere con alcuni suggerimenti su come impostare il proprio business plan e quindi la propria gestione economica. In appendice si trovano alcuni appunti che citano le scuole di formazione alle quali ci si può rivolgere per sviluppare o migliorare il proprio background tecnico.
Considero il capitolo dedicato alla soddisfazione del cliente particolarmente originale e invito i lettori ad affrontarlo con la giusta obiettività ed apertura mentale: qui, attingendo al pensiero di due celebri etologi come Desmond Morris e Konrad Lorenz,  suggerisco numerosi spunti per capire la complessità della trattativa e della fidelizzazione in un settore come l’attività fisica, dove non si può trovare beneficio se non attraverso un sacrificio (che i consumatori di oggi, per statuto, sono sempre meno disposti a compiere).

Il libro è arricchito da molte metafore tratte da mondo della musica rock che spero rendano gradevole la lettura. Bruce Springsteen è il nostro mentore per la creazione di un’esperienza memorabile, Jimmy Page suggerisce un modello per lo sviluppo personale, Johnny Cash ci dà un’idea di che cos’è il coaching, Leo Fender diventa partner nell’illustrazione del pensiero laterale. Insomma, non è il solito libro, e mi auguro vivamente che sia utile a chi sta per affrontare una nuova avventura professionale e a chi già l’ha intrapresa da tempo ed è alla ricerca di nuovi stimoli organizzativi e imprenditoriali.