Alla fine del 2010 avevo dedicato alcuni post a Yes I Am, il progetto musicale legato alla cultura aziendale promosso dall’azienda per cui lavoro e realizzato in collaborazione col CPM Music Institute di Franco Mussida. Trascorso un anno, è opportuno tracciare un bilancio complessivo dell’evento.
I club Virgin Active presso cui il cd di Yes I Am era in vendita hanno realizzato circa 20.000 euro di fatturato (quasi 4.000 copie vendute) da devolvere in beneficenza a Virgin Unite, la società di fund raising del gruppo Virgin.
Il video nel mese di dicembre 2010 è stato trasmesso sulla homepage di Repubblica.it e successivamente è stato inserito nella homepage di Virgin Careers, il canale tematico del gruppo Virgin presente su Youtube, dove tuttora fa bella mostra di sé.
Il progetto è stato illustrato nell’estate 2011 durante un incontro di HR Community Academy (la principale community che riunisce i direttori Risorse Umane delle aziende presenti sul territorio italiano) come testimonianza originale e coerente di employer branding. A ottobre 2011 è stato premiato dalla stessa organizzazione come best practice di recruiting e selezione.
Il progetto è stato segnalato in U.K. alla sede generale del Virgin Management Group ed è stato premiato il 20 settembre in occasione della Star of the Year 2011 (cerimonia annuale in cui il brand internazionale celebra i suoi successi) con grande soddisfazione del sottoscritto che si è presentato alla notte di Londra insieme al suo collega Marco Cerutti, il curatore di tutti gli aspetti organizzativi di Yes I Am.
La cerimonia, che si è svolta alla presenza di Sir Richard Branson e della sua famiglia, si è tenuta nel roof garden di Kensington Road, un posto incantevole di proprietà del gruppo Virgin ed ha visto riunite le rappresentanze delle principali società del gruppo (da Virgin Atlantic a Virgin Mobile, da Virgin Money a Virgin Limited Edition ecc.): buon cibo, buona musica e buona conversazione.
Marco ed io abbiamo poi concluso la nottata dalle parti di Soho dove in un club, sorseggiando una pinta della mitica birra London Pride, abbiamo ascoltato un power trio rock di giovani musicisti molto bravi che svisavano dagli AC/DC ai Killers.
Piero e Marco tra sir Richard Branson e sua figlia Holly |
Credo che un aspetto da non sottovalutare di Yes I Am sia proprio la visibilità e il contatto che ha creato all’esterno dell’azienda. Si tratta di un segnale molto positivo su cui riflettere. Le aziende, soprattutto nei periodi di crisi, tendono a somatizzare le apprensioni e a chiudersi in se stesse ancora di più di quanto non siano abituate a fare, ma così facendo si perdono i vantaggi del confronto e la possibilità di trovare spunti di lavoro in organizzazioni che si credevano diverse e invece sono attraversate da vicissitudini simili. Nel corso delle presentazioni del progetto ho potuto constatare di persona gli sguardi dei miei colleghi di altre aziende passare dallo scetticismo/incredulità all’approvazione entusiasta e ancora una volta ho avuto la conferma che su troppi luoghi di lavoro ciò che manca non è l’intelligenza, ma la passione e la spontaneità.
E ciò che è peggio è che ci si rassegna a questo: ho il sospetto che il pessimismo della ragione riesca a mietere più vittime delle crisi finanziarie.
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