Nel post precedente relativo al concerto di Milano 2013 avevo segnalato come il popolo di Bruce avesse avuto un moto di orgoglio nazionalistico esibendo una coreografia incredibile a San Siro laddove, in bianco, rosso e verde, l’arrivo del Boss è stato salutato dalla frase “our love is real”. Appena sotto questa frase, e quindi nel primo anello dello stadio, è comparsa la sigla NYCS. Lì per lì non era chiaro e forse era poco importante di cosa si trattasse. Ebbene, pochi giorni fa all’ippodromo Le Capannelle di Roma, il mistero è stato svelato.
Per la prima volta fuori da New York, Springsteen ha infatti eseguito una canzone del suo secondo album (pubblicato 40 anni fa), New York City Serenade. Una canzone lontana dal rock & roll al quale il nostro ci ha abituati, ricca invece di suggestioni nere (dal soul al jazz) accarezzate da percussioni latine, testimonianza di un giovane artista alla ricerca del suo stile, creativamente esuberante e senza la preoccupazione della sintesi.
![]() |
i violini italiani accompagnano Bruce Springsteen |
Si è insomma verificato il caso in cui viene mantenuta una promessa che nessuno ha fatto. Semplicemente sono state soddisfatte aspettative di reciproca generosità che fanno pensare alla possibilità di realizzare una società basata sull’ascolto e la comprensione. D ’accordo, stiamo parlando di un clima emotivo tutto speciale, ma la musica, almeno quella di Springsteen (non dimentichiamo che da Padova a Milano si era spostato su di un treno di linea…), non è solo una manifestazione artistica: trasfigura la vita reale per redimerla, condizionarla, orientarla. E in questo regalo pensato a Milano e fatto a Roma (giusto il tempo di reclutare una sezione d’archi della capitale con tanto di direttore d’orchestra) ci sta anche il senso più pulito di come interpretare un mondo in cui le distanze geografiche si sono azzerate. Springsteen ancora una volta ci ricorda che il rock è speranza. Lui stesso, che in Open All Night cantava:
Rock’n’Roll, liberami dal nulla
ferma il tempo con una esecuzione di cui si parlerà per anni, dove una storia di ragazzi di strada si dipana nella notte metropolitana (Roma come New York), dove il peccato è dolce, il rischio è piacere, il presente è tutto e il senso delle cose riposa solo nel farle (beata gioventù). Ma New York City Serenade contiene anche un monito che vale per la vita:
Questo non è il momento di essere carini:
è una passeggiata per cani pazzi,
quindi cammina a testa alta
o non camminare affatto.
Per capire di cosa si tratta vi invito a non perdere tempo e collegarvi su Youtube a questo indirizzo:
e non sottovalutate il fatto che alla fine della canzone il Boss che tutti vorremmo ha stretto la mano a tutti i violinisti.