Il blog di
Piero Chiappano


Ispirato a una canzone di Bruce Springsteen, Land of Hope and Dreams, questo spazio sostiene che sono la speranza e i sogni a guidare le azioni degli uomini. Chi dice che siano i soldi ha solamente vissuto male una sconfitta.
Questo spazio è dedicato al mondo del lavoro, di cui approfondisce limiti, potenzialità, contraddizioni e utilizza come chiave di lettura la musica, che diventa metafora di accesso all'autoformazione e alla consapevolezza di sé.

Land of Hope and Dreams

"This train carries saints and sinners, this train carries loosers and winners,
this train carries whores and gamblers, this train carries lost souls..."

Bruce Springsteen - Land of Hope and Dreams (2001)

domenica 5 dicembre 2010

Innovazione e musica popolare americana - 2

Che gli accordi maggiori costruiti sul I, IV e V grado della scala, altrimenti detti di tonica-sottodominante-dominante, siano importanti e molto usati è cosa piuttosto nota: si ritrovano nei giri armonici che i ragazzi apprendono quando imparano a suonare la chitarra così come, variamente combinati, costituiscono il materiale delle cadenze poste in chiusura dei periodi musicali nelle composizioni di musica classica. Va inoltre ricordato che è addirittura dai tempi di Pitagora (e siamo nella Crotone del sesto secolo a.C.) che gli intervalli di ottava, quarta e quinta vengono definiti “consonanze perfette” in quanto basati su rapporti matematici semplici:1/2, 3/4, 2/3. La cosa che invece deve sorprendere è come questi principi di articolazione musicale si sono nel tempo così radicati nella memoria occidentale da costituire la base armonica di moltissime melodie, la maggior parte delle quali scritte da persone totalmente a digiuno di teoria musicale, al punto di validare la definizione di creatività data da Henry Poincaré: “Creatività è unire elementi esistenti con connessioni nuove, che siano utili”.
Studiando la tradizione possiamo apprezzare come la combinazione degli accordi maggiori di tonica-sottodominante-dominante sia assurta al livello di struttura archetipale, dimostrando l’universalità del linguaggio musicale. Seguendo l’evoluzione degli stili musicali del Novecento è assolutamente possibile rintracciare il medesimo scheletro armonico sul quale il gusto del momento e le componenti culturali, uniti all’incremento tecnologico e alle esigenze della prassi esecutiva,  hanno potuto apportare variazioni legate al ritmo, all’arrangiamento e all’intenzione canora.
Se andiamo a pescare nella tradizione popolare americana di inizio secolo, nell’immenso bacino delle composizioni anonime sature di pionieri, fuorilegge, donne fedifraghe e rivendicazioni sociali, troviamo la riproposizione dello stesso schema in worksong come John Henry e Cotton Fields, in marce religiose come When the Saints Go Marching in, in canti comunitari come Jacob’s Ladder o in lamenti d’amore come Alberta. Più avanti tutto il repertorio blues e rock’n’roll attingerà nella sua forma fondamentale alla combinazione di questi tre accordi: nel primo caso ricorrendo alla sovrapposizione in ogni accordo dell’intervallo di settima minore e alle crome  swingate (che provocano quell’effetto tipicamente sensuale di scivolamento in avanti), nel secondo facendo largo uso di ritmi martellati e dei power chords (cioè accordi suonati con due note, la tonica e la quinta dell’accordo) che rendono agile l’esecuzione e invitano irresistibilmente a muovere le gambe. Anche la musica country e il bluegrass si reggono sugli accordi maggiori di tonica, sottodominante, dominante: prendendo quasi a caso dal repertorio di Hank Williams, Johhny Cash e Bill Monroe ci si imbatte con grande probabilità in questa realtà. Non diversamente la musica folk, da Woody Guthrie a Bob Dylan, ripropone il modello in capolavori quali This Land Is Your Land, Blowin’ in the Wind, Mr Tambourine Man. Praticamente tutto il country rock e molto blues rock, ma anche l’hard rock ( basti pensare a You shook Me All Night Long degli AC/DC e all’apprendistato blues dei creatori del genere: dai Cream ai Led Zeppelin) omaggiano la tradizione e, non da ultimo, il punk (si pensi a Should I Stay or Should I Go dei Clash). Ma non ci possiamo certo dimenticare di Twist and Shout dei Beatles, di Honky Tonk Woman dei Rolling Stones o ancora di Sweet Home Alabama dei Lynyrd Skynyrd, giusto per citare qualche pietra miliare del rock.
In definitiva la lezione per il manager (che questa volta mi vorrà perdonare l’eccesso di teoria) deve essere questa: tutto ciò che buca il mercato in quanto considerato rivoluzionario è in realtà il frutto della riconsiderazione di quanto già assodato e soprattutto condiviso al livello di target con l’addizione di ciò che “filtra” nell’aria. Si tratta in altre parole di catturare lo spirito del tempo e di ancorarlo al frutto della tradizione: in questo modo per il consumatore sarà più facile percepire l’utilità della proposta e apprezzare lo sforzo creativo dell’azienda, che sarà percepito come una mano tesa verso i suoi bisogni.

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