Il blog di
Piero Chiappano


Ispirato a una canzone di Bruce Springsteen, Land of Hope and Dreams, questo spazio sostiene che sono la speranza e i sogni a guidare le azioni degli uomini. Chi dice che siano i soldi ha solamente vissuto male una sconfitta.
Questo spazio è dedicato al mondo del lavoro, di cui approfondisce limiti, potenzialità, contraddizioni e utilizza come chiave di lettura la musica, che diventa metafora di accesso all'autoformazione e alla consapevolezza di sé.

Land of Hope and Dreams

"This train carries saints and sinners, this train carries loosers and winners,
this train carries whores and gamblers, this train carries lost souls..."

Bruce Springsteen - Land of Hope and Dreams (2001)

martedì 20 dicembre 2011

Politica italiana - I Fought the Law

Le recenti vicissitudini della politica italiana suggeriscono una metafora grottesca.
Immaginiamo l’Italia come una grande azienda in cui tutti i contribuenti-lavoratori sono anche i consumatori dei beni che essa produce. L’azienda Italia, che per ragioni di employer branding ha sempre vissuto al di sopra delle sue possibilità, si trova messa alle strette dai creditori e deve attuare un piano d’emergenza per salvarsi la pelle (la faccia l’ha persa da tempo). Il consiglio di amministrazione, quasi unico al mondo ad avere un Presidente senza poteri, non potendo più nascondere l’incapacità-irresponsabilità-immoralità di una classe politica-dirigente che ha cercato per anni di occultare la realtà dei fatti economici poggiandosi su un apparato di marketing e comunicazione estremamente kitsch, preme affinché la suddetta classe si faccia da parte per un po’ (niente licenziamenti: le buonuscite sarebbero troppo onerose e compromettenti) e la sostituisce con un manipolo di grigi e reversibili manager della crisi: quei preziosissimi individui che ovunque li metti fanno le stesse cose senza guardare in faccia a nessuno. Non hanno tessere in tasca, ma se sono giunti fin lì da quasi perfetti sconosciuti all’opinione pubblica, qualche conoscenza l’avranno pure avuta.
Poverini i nuovi arrivati, non hanno nemmeno il tempo di predisporre strategie di crescita e sviluppo: i creditori hanno fretta, sono stanchi di essere presi in giro e sono molto abili nel seminare il panico tra i contribuenti-lavoratori.
Così i nuovi manager della crisi adottano la soluzione più rapida: i mitici tagli al personale. Riduzione della spesa mediante razionalizzazione dell’impiego pubblico? Ma no, cosa andate a pensare! Qui si fa metafora e quindi per tagli intendiamo ridurre il potere d’acquisto dei consumatori-lavoratori a cui viene aumentata la pressione fiscale (dall’IMU all’IVA). E già che ci sono li prendono anche in giro: prima promettono di liberalizzare la vendita dei medicinali di fascia C – fatto che avrebbe comportato la creazione di posti di lavoro e l’abbassamento dei prezzi – e poi ritirano la proposta per le “pressioni pazzesche” (così le ha definite il ministro dello sviluppo) delle lobby (che poi sarebbero i titolari di farmacia, categoria che non credo essere famosa per il peso politico). Viene ritirata anche la proposta di liberalizzare le licenze dei taxi sotto pressione dell’altrettanto incredibilmente potente lobby dei taxisti  (a proposito, se siete a Roma al di fuori delle mura aureliane può succedere che il vostro taxi arrivi 40 minuti dopo la chiamata o che non arrivi del tutto, mentre se siete a Fiumicino e dovete andare a Ostia potete ritenervi fortunati se trovate qualcuno vi ci porta).
E via così di contraddizione in contraddizione, coi contribuenti-lavoratori sempre più vessati e sotto ricatto occupazionale e la classe politica-dirigente sempre più intoccabile e privilegiata.  Proprio quest’ultima, tra l’altro, al momento opportuno farà in modo si screditare l’operato dei manager della crisi e utilizzerà i suoi motivatori aziendali (Vespa, Vinci, Signorini, De Filippi, D’Urso, Marcuzzi, Panicucci, Toffanin ecc.) per convincere i contribuenti-lavoratori che in fondo in questa azienda non si sta poi così male e comunque dalle altre parti è peggio.
Tutto questo mi fa ricordare una vecchia canzone di Sonny Curtis dei Crickets, reinterpretata in numerose versioni tra cui spicca quella di Joe Strummer e i suoi Clash (1979): I Fought the Law.

Spaccando pietre sotto il sole bollente
Ho combattuto la legge e la legge ha vinto
Avevo bisogno di soldi perché non avevo nulla
Ho combattuto la legge e la legge ha vinto.

Joe Strummer e la sua Fender Telecaster
Dopotutto l’ha detto anche il capo dei casalesi che lo Stato vince sempre, ma poi chi se ne frega: hanno trovato la bara di Mike Bongiorno e quindi: allegria! Poi tra poco ci sarà il capodanno e finalmente potremo fare il trenino con una musica nuova: non più la solita samba trita e ritrita, ma la mirabolante Ai se eu te pego di Michael Telò (ma chi cavolo è?) così ci sentiremo tutti fighi come Pato del Milan.
Ora, non dico “Ridateci Joe Strummer” –  che sarebbe troppo –  ma almeno “Ridateci Pelé”!

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