Il blog di
Piero Chiappano


Ispirato a una canzone di Bruce Springsteen, Land of Hope and Dreams, questo spazio sostiene che sono la speranza e i sogni a guidare le azioni degli uomini. Chi dice che siano i soldi ha solamente vissuto male una sconfitta.
Questo spazio è dedicato al mondo del lavoro, di cui approfondisce limiti, potenzialità, contraddizioni e utilizza come chiave di lettura la musica, che diventa metafora di accesso all'autoformazione e alla consapevolezza di sé.

Land of Hope and Dreams

"This train carries saints and sinners, this train carries loosers and winners,
this train carries whores and gamblers, this train carries lost souls..."

Bruce Springsteen - Land of Hope and Dreams (2001)

mercoledì 5 novembre 2014

Eugenio Finardi - Cadere sognare

Nel 2014 è uscito un disco per la Universal che è passato (ma che strano!) quasi totalmente inosservato. Si tratta di Fibrillante di Eugenio Finardi, un disco arrabbiato e coerente, come non se ne fanno quasi più.
Le notizie positive sono almeno due: la prima è che la canzone d’autore non è morta sotto le cannonate dei reality canori, la seconda è che il nostro ambiente musicale, ormai pecorinato alla superficialità del pop più ostentato, evidentemente riesce a trovare ancora qualche euro per divulgare un messaggio intelligente.
Una persona coerente e al di sopra di ogni sospetto come Finardi, dopo un abbondante decennio di esplorazioni musicali (blues, fado ecc.), ritorna ai temi della sua gioventù per riscoprirli attuali. In più li condisce di maturità, consapevolezza e poesia.

Eugenio Finardi oggi
Fibrillante è un album che parla dell’attualità socio economica come solo i grandi dischi rock sapevano fare e obbliga chi ascolta a prendere una posizione.
Qui segnalo la canzone Cadere sognare, gratificata addirittura da un doppio passaggio televisivo alla Gabbia di Gianluigi Paragone.
La musica, col suo incedere faticoso e tormentato, sottolinea un testo che descrive il fallimento professionale e umano di una persona cresciuta obbedendo ai dettami della società e poi ritrovatasi improvvisamente ai margini di tutto, a partire dal licenziamento perché la sua azienda ha delocalizzato produzione e uffici. Il crollo di autostima porta all’isolamento, all’alcolismo e alla voglia di riscatto urlata con rabbia:

Classe dirigente d'imbroglioni, sfruttatori senza senso del domani, senza voglia di sporcarsi mai le mani, ideologi cresciuti alla Bocconi. Il vostro liberismo mi ha ammazzato, di ogni mio sogno derubato, ormai anche mia moglie mi ha lasciato, e adesso sono rovinato…

Fino a maturare, con impeto d’orgoglio, il senso di vendetta, anch’esso inciso senza mezze misure:

E grido finché vi vedrò pagare, maiali senza il minimo pudore, e spegnere quel ghigno che fa male, che offende chi non riesce a respirare. Ho chiuso con la società civile, con i vostri furbi giochi di parole, che alla fine resta sempre tutto uguale e aspetterò seduto in riva al fiume, fino a che non vi vedrò cadere giù e non tornare più!

C’è tutta l’innocenza del rock in queste parole, che per economia testuale descrivono una situazione simbolica, ma che a ben vedere raccontano molto di più del caso umano narrato in prima persona. Finardi infatti mette in chiaro che il fallimento non riguarda un uomo, ma un intero sistema, di cui probabilmente siamo tutti un po’ complici, a partire da quando contempliamo con indifferenza le pedine che cadono intorno a noi, pensando che a noi non toccherà mai. È un po’ la vecchia storia di ignorare le cose perché finché le ignoriamo ci sembra che non esistano. E invece tutto accade e l’erba grama continua a crescere.
Portare coscienza nel proprio ambiente di lavoro e discuterne in modo realistico e propositivo potrebbe già contribuire a colorare la realtà di una luce quantomeno più vera e passo a passo diffondere una mentalità in grado di portare soluzioni e individuare percorsi alternativi.

Perché al punto di non ritorno siamo davvero vicini.

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